lunedì 5 maggio 2014

PENSIERINO DEL GIORNO

Accadono cose che sono come domande....
           passa un minuto,oppure anni,
                 e poi la vita ti risponde.(A.Barrico)
                                                   
 Some things in life are like questions.
Minutes or even years pass by and then life gives you the answer.

ADORABILE JOSEPHINE

                                  "Adorabile Josèphine,
           spero di tenerti tra le braccia....
       quanto prima,quando spargerò su di te
                  milioni di baci brucianti 
                  come il sole dell'equatore"
       (da una lettera di Napoleone Bonaparte a Josephine)
Vestita di bianco.
Come sempre.
Un abito lieve ,di mussolina,quasi trasparente.
Ai piedi,sandali d'oro,da schiava.
E tra i capelli...
rose,pallide ad incorniciarle il viso.
Il loro profumo la inebria,la stordisce.
Una consolazione,ora che ha perduto tutto.
Il potere,la corona d'imperatrice.
Ripudiata per la ragion di Stato.

Perchè non poteva assicurare un erede.

Strazio di un divorzio mal tollerato perfino da lui,Bonaparte.

A passo lento Josèphine si avvia fra i viali imponenti.
La sua vita infondo è scandita da profumi.
Aroma di zucchero,portato dal vento di Fort Royal,nei Caraibi,dov'era nata.
Piantagioni di canna da zucchero che si stendevano a perdita d'occhio.
Colori insolenti,foglie enormi,liane rampicanti,banani,corolle sfacciate di fiori gialli,cremisi,viola.
Sotto un cielo turchino.
Davanti a un mare verde come gli smeraldi più preziosi.

Allora si chiamava ancora Rose.
La piccola Rose Tascher de La Pagerie,che camminava scalza e pigra sulla sabbia bianca,finissima,e ammaliava già gli ufficiali di Fort Royal.
Poi la grande traversata dell'oceano,fino in Francia per sposarsi.

 E dopo ,l'odore di Parigi.
L'odore del sangue,della rivoluzione,il convento dei Carmelitani dove era stata rinchiusa in attesa della ghigliottina..
La sua vita avrebbe potuto finire là..la sua bella testa rotolare in un cesto.
Si era salvata,da lì era nata Josèphine,vedova Beauharnais.


Dell'amore ne aveva fatto un'arte.
Rifulgeva Josèphine in quei lugubri balli che venivano dati in una Parigi esausta,stanita,dissanguata dopo il terrore.

Era la più bella di tutte,nei suoi veli,nella sua grazia,il candore del collo su cui spiccava
un nastro di velluto rosso,
irriverente memoria delle teste mozzate.
Poi il destino.
Ancora.
Il destino per lei è stato un generalucolo corso,con  l'uniforme sdrucita.
Un profilo secco,rapace,lo sguardo intenso,perduto nella luminosità di un futuro impensabile.
In quello sguardo del generale Bonaparte,lei vede riflessa se stessa,la sua ambizione,si erano uguali.
In un lampo era cambiato tutto.

Il destino era stato il volto bruciato di una vecchia chiromante che le aveva predetto che un giorno sarebbe diventata regina di Francia..


Ride Josèphine,
di una risata quasi stridula.
Aveva sbagliato l'indovina...lei era diventata addirittura Imperatrice.
Chiude  gli occhi ..il ricordo  la rapisce ancora.
La riporta là ,in un profumo di incenso,tra il rullare dei tamburi ,e i lampi di miriadi di uniformi dorate.
Il ricordo ossessivo la riporta a quel giorno di dicembre,mentre lentamente percorre la navata di
Notre-Dame illuminata da diecimila candele.

Ora è tutto diverso..sospira come una bambina,si chiede se oggi lui verrà.
Ogni tanto succede.
Che lui ,l'imperatore,sposato con quell'insulsa principessa austriaca,prenda il cavallo e vada da lei,lì alla Malmaison.


E' un ritornare a casa,tra le braccia amate,un ripercorrere mentalmente quella strada fulminea,sfolgorante,fatta insieme a lei.
Josèphine.
Il suo amuleto.
Nessuno può capirlo.
Nessuno potrà mai amarlo come lei.
Entrambi nati in un'isola,arrivati dal mare,abbagliati da Parigi,decisi a conquistarla,

 Un vento lieve scompiglia i riccioli sfavillanti.
Josèphine sorride.
In lontananza,ne è sicura,si sente il rumore di un cavallo lanciato al galoppo.




Farò di tutto ...
perchè il mio giardino alla Malmaison
 sia il più bello di tutta  l'Europa.